Biomeccanica del ginocchio, una breve introduzione
Introduzione
L’articolazione del ginocchio, sia da un punto di vista puramente biomeccanico che funzionale è, in sé, piuttosto complessa.
La sua posizione intermedia nel contesto anatomico dell’arto inferiore, richiede infatti sia una stabilità ottimale, in modo tale da poter agevolmente trasmettere le cospicue sollecitazioni funzionali provenienti a monte dall’articolazione dell’anca, ma anche una soddisfacente mobilità consona alla nostra deambulazione bipodalica.
Tuttavia, nel ginocchio, a differenza di quanto invece sia riscontrabile in altre articolazioni, come ad esempio quella del gomito, la stabilità dei segmenti ossei non è garantita da una notevole congruenza dei capi articolari.
Questa sorta di “carenza strutturale” è comunque vicariata dai robusti e numerosi legamenti di cui l’articolazione del ginocchio è provvista, nonché della sua potente muscolatura.
I capi ossei che costituiscono l’articolazione del ginocchio sono : la parte distale del femore, la tibia prossimale e la rotula, inoltre in circa il 15-20% della popolazione è presente la fabella (Seebacher e coll., 1982; Muller e coll., 1983) una piccola cartilagine sesamoide occasionalmente presente al di sopra del condilo femorale fibulare all’inizio del capo laterale del muscolo gastrocnemio, che può occasionalmente essere suddivisa in due o tre parti (fabella bipartita o tripartita).
Biomeccanica del legamento crociato
Legamento crociato anteriore (L.C.A.) e legamento crociato posteriore (L.C.P.) svolgono il compito di stabilizzare l’articolazione e insieme compongono il “pivot centrale dell’articolazione”. Essi mantengono i normali rapporti articolari nei confronti di movimenti di rotazione.
Anatomia
LEGAMENTO CROCIATO ANTERIORE (L.C.A.)
Va dall’area intercondiloidea anteriore della tibia alla faccia interna del condilo laterale del femore, è lungo circa 30 mm e largo circa 11 mm. Costituito da due fasci: uno antero mediale (che si inserisce nella regione antero-mediale dell’inserzione tibiale) e uno postero-laterale (costituito dal resto del legamento). All’altezza degli innesti ossei è possibile individuare fino a 4 tipi di recettori che possiedono una funzione propriocettiva.
LEGAMENTO CROCIATO POSTERIORE (L.C.P.)
Più robusto rispetto al L.C.A. e si estende dall’area intercondiloidea posteriore della tibia alla faccia laterale del condilo mediale del femore. E’ lungo 38/40 mm circa e largo 10/13 mm circa. Anch’esso è costituito da due fasci: uno antero-laterale e uno postero mediale. Possiede una maggiore vascolarizzazione rispetto al L.C.A. in quanto è presente l’arteria genicolata media. Una maggior vascolarizzazione corrisponde ad una miglior guarigione in caso di lesione.
Biomeccanica
LEGAMENTO CROCIATO ANTERIORE (L.C.A.)
Svolge due importanti funzioni biomeccaniche interdipendenti tra loro:
-limita la traslazione anteriore della tibia rispetto al femore
-facilita la corretta motilità articolare
Il legamento crociato anteriore contribuisce a definire il comportamento funzionale anche dei legamenti periferici. Particolarmente, durante la rotazione interna, riesce ad aumentare le forze di compressione tra femore e tibia, incrementando così la stabilità passiva del ginocchio.
Il legamento crociato anteriore è sicuramente il pivot centrale della biomeccanica degli arti inferiori, assicurando la stabilità anteroposteriore sul piano sagittale e rotatoria sul piano orizzontale, limitando soprattutto l’intrarotazione.
Il fascio antero-mediale risulta essere teso in flessione ed è il principale impedimento allo spostamento anteriore della tibia. Il fascio postero-laterale è teso in deflessione.
LEGAMENTO CROCIATO POSTERIORE (L.C.P.)
Il fascio antero-laterale è lasso a ginocchio esteso mentre il fascio postero mediale risulta avere la massima tensione nella medesima situazione. Durante la flessione si raggiunge la massima tensione del fascio antero-laterale. Per quanto riguarda il fascio postero-mediale, esso raggiunge la massima lassità in flessione ma si tende per evitare il “cassetto posteriore”.
Funzioni
LEGAMENTO CROCIATO ANTERIORE (L.C.A.)
Stabilizza l’articolazione del ginocchio, evita la sublussazione della tibia sul femore, interviene stabilizzando l’articolazione nei movimenti di rotazione.
LEGAMENTO CROCIATO POSTERIORE (L.C.P.)
Il legamento crociato posteriore è il principale stabilizzatore per la traslazione posteriore della tibia sul femore.
Lesioni
LEGAMENTO CROCIATO ANTERIORE (L.C.A.)
La lesione dell’L.C.A. è sempre frutto di un importante trauma distorsivo. La lesione isolata avviene di solito con un trauma in iperestensione, quindi col ginocchio che si estende oltre il limite consentito. Spesso, durante il trauma distorsivo, il paziente avverte la sensazione di rottura dentro l’articolazione. Il L.C.A. rotto non da dolore, il dolore che un paziente avverte è a carico delle altre strutture coinvolte nel trauma. Il segno tipico di una lesione del LCA è l’instabilità articolare. Il paziente magari si rialza, ricomincia a correre ma, improvvisamente il ginocchio cede. In decorso post-operatorio prevede l’applicazione di un tutore articolato, la mobilizzazione inizia dal giorno successivo all’intervento. Il recupero della completa flesso-estensione si raggiunge intorno alla quarta settimana. Il carico può essere concesso immediatamente con due stampelle, alle due settimane si può abbandonare un appoggio, al termine del primo mese si può concedere il carico completo.
LEGAMENTO CROCIATO POSTERIORE (L.C.P.)
A differenza della lesione del L.C.A. quella del L.C.P. è una lesione meno comune. Le cause più frequenti sono rappresentate da un trauma diretto alla porzione anteriore della tibia con ginocchio flesso (trauma da cruscotto), da un movimento forzato in iperflessione o in iperestensione (calcio a vuoto). Dopo il trauma, la limitazione del movimento e l’instabilità risultano essere minori rispetto ad una lesione del L.C.A. L’individuo avverte cedimenti salendo le scale e potrebbero esserci versamenti. Il trattamento nell’immediato, si basa su una terapia antinfiammatoria, ghiaccio, scarico articolare per circa 10 giorni e utilizzo di tutore articolato. Seguirà periodo di recupero fisioterapico individuale (trattamento conservativo). La ricostruzione chirurgica è riservata ai pazienti con una lassità sintomatica e con dolore correlato all’attività.
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